
Spesso ci sentiamo obbligati a vivere le feste di Natale in maniera felice, amando la nostra famiglia a tutti i costi e con la voglia di fare regali. Ci diciamo che i cattivi siamo noi perché non sembriamo felici stile Tutti Insieme Appassionatamente ma anzi temiamo sviluppi o conosciamo verità tipo Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese…
Il Natale arriva ogni anno carico di obblighi e doveri, ed è dimostrato che chi dice di odiare il Natale in realtà non ama la routine e gli obblighi che ne derivano.
Pertanto, se le feste comandate o le grandi ricorrenze sono per molti un momento di relax, per altri rappresentano una sfida che può generare tristezza, ansia, nervosismo.
Perchè si è tristi o ansiosi durante le festività?
La causa è da ricercare nelle nostre aspettative, cioè, nell’immagine mentale che ci facciamo di ciò che le festività dovrebbero rappresentare. Le feste comandate comportano in effetti una forte spinta a comportamenti sociali attesi e ben definiti, che possono mettere ansia o tristezza. Così ci si aspetta, ad esempio, che il Natale venga passato in famiglia e che se provi affetto per qualcuno dovresti dimostrarlo con un regalo. Di fronte a tutto questo, alcuni arrivano a provare reazioni di forte ansia, rifiuto, tristezza perché sente di non rispettare gli standard fissati dalla società.
C’entrano i concetti di identità e di qualità delle relazioni familiari, ma anche la percezione che abbiamo del tempo.
1-Identità: “Odio dover fare certe cose…..”
I nostri genitori ci insegnano ad apprezzare determinati cibi, o tipi di musica, e ci trasmettono valori sociali o politici, tradizioni e rituali. Crescendo, una parte di questi valori verranno mantenuti come parte della propria identità, altri, invece, verranno rifiutati, in cerca di un modo di vivere e vedere il mondo che sentiamo più affine alla nostra personalità. Tuttavia dentro di noi sentiamo una forma di lealtà verso le norme e gli standard trasmessi dalla rete familiare che può causare un conflitto interpersonale. Le feste comandate sono vissute con insofferenza da molte persone proprio a causa del distacco interiore dalle tradizioni familiari in cui non ci si riconosce più.
2-Tensioni irrisolte: “La mia famiglia è sempre la solita…”
Le dinamiche familiari sono complicate. Oggi sappiamo che il nucleo familiare può essere fonte di accudimento e protezione, ma anche di forte disagio. Un esempio di ciò è il triangolo drammatico, situazione in cui i membri della famiglia ricoprono i ruoli di vittima, persecutore, e salvatore, agendo una recita inconsapevole e malsana, dannosa per il benessere di tutti. (Per approfondire leggi il mio articolo “A che litigio giochiamo. I giochi psicologici nelle relazioni”)
La distanza dai familiari spesso riflette un tentativo di sottrarsi a un clima psicologico teso e soffocante.
Il problema è che questo allontanamento, a volte, assume i connotati di una fuga, che i teorici sistemici hanno chiamato “taglio emotivo”. In questa risposta, la persona recide i legami con la propria famiglia, sottraendo la propria presenza fisica, mentale e affettiva. Ciò avviene soprattutto per adattarsi a una situazione di sofferenza. I problemi relazionali però rimangono lì, irrisolti e sempre in agguato, e quando ci si riunisce tutti, in occasione delle feste, si innescano le solite dinamiche, cosa che ci fa entrare in uno stato di allerta ancora prima di partire.
3-Lo scorrere del tempo: “Ormai l’anno è finito e non ho portato a termine i miei obiettivi…”
Un ultimo fattore da considerare è il modo in cui percepiamo lo scorrere del tempo. Natale, Capodanno rappresentano anche la chiusura di un ciclo di vita e l’inizio di uno nuovo, portandoci inevitabilmente a fare dei bilanci: Dove sono arrivato? Cosa ho fatto finora? Ho raggiunto i miei obiettivi? Insomma, ci troviamo improvvisamente obbligati a fare i conti con noi stessi e se si è vissuto un anno negativo e i nostri obiettivi non si sono realizzati, è normale sentirsi depressi e demotivati. In altre parole, le feste richiamano un senso di circolarità e di incalzante scorrere del tempo.
Spunti per sopravvivere alle feste
In base a quanto detto, a volte dover tornare in famiglia può essere una vera sfida.
Vi lascio alcuni spunti per sopravvivere alle festività:
🎄Non c’è bisogno di essere felici per forza
Prima cosa e più importante, non autoimporsi di essere felici e affettuosi per tutte le feste, non aspettarsi di viverle con allegria e nemmeno di stare bene con la famiglia se di solito si vorrebbe chiamare un mediatore familiare, accettare serenamente il proprio stato d’animo. Il problema è che spesso ci si ritrova a dover fare delle cose perché non vogliamo deludere nessuno e per questo sentirci in colpa. Invece, dovremmo trovare il coraggio e accettare il fatto di deludere qualcuno altrimenti resteremo prigionieri del senso di colpa.
🎄Piccoli sacrifici che rendono felici.
Certo si può anche scegliere di fare qualche piccolo sacrificio se questo serve a rendere felice qualcuno a cui teniamo molto. Ad esempio, se scegliamo con la nostra parte adulta di accontentare nostra madre invitando al pranzo di Natale anche quel parente che proprio non ci piace questa è un’azione che, anche se faticosa, ci ritorna con energia perché siamo contenti di far felice qualcuno. Ma se, invece, facciamo questo sacrificio perché abbiamo paura di deludere nostra madre, allora lo spirito è molto diverso.

🎄Un passo indietro e scegli le tue battaglie
“Quando ti sposi?”, “Quando ti laurei?”, “Quando fai un figlio?”, “Stai lavorando?”, “Ma il fidanzato?“. Spesso queste domande sono dovute al non sapere di cosa parlare, o al voler trasmettere interesse verso di voi. In questi casi, se le domande arrivano da parenti più anziani con una visione del mondo meno aperta, si possono evitare discussioni impegnative optando per risposte evasive e spiritose .
Tuttavia, quando si innescano le solite dinamiche familiari drammatiche, siate pronti a riconoscere il ruolo in cui vi state per immedesimare (per es. vittima, persecutore o salvatore) e fate un passo indietro. Cercate di non prendere parte ai soliti “giochi” mentali familiari e agite, per quanto potete, in modo maturo. Se i vostri familiari non sono cambiati per anni, è molto difficile che lo faranno proprio ora. Se il sistema non cambia, bisogna fare in modo di guardarlo per quello che è senza lasciarsi influenzare.
🎄Imparare ad osservare.
Cerchiamo di sviluppare quello che noi psicologi chiamiamo “auto-osservazione”. Proviamo ad immaginarci fuori dalla situazione e ad osservarla come se stessimo guardando un film. Ci può aiutare a distaccarci emotivamente ed a farci tollerare meglio certe situazioni.
🎄Tempo di bilanci.
Queste sono le giornate in cui si fanno dei bilanci di fine anno: le cose che avremmo voluto realizzare e che non siamo riusciti a fare; le cose che abbiamo perso; gli anni che trascorrono. I bilanci vanno fatti sempre in modo equilibrato vedendo anche le cose positive e cercando di capire cos’hanno portato di buono anche le esperienze negative. (A questo proposito ti invito a leggere questo mio articolo : “L’accettazione è un atto di libertà: non è subire passivamente,ma decidere e saper scegliere “)

Il significato del Natale in termini psicologici
Quella del Natale, è una festività che ha connessioni con miti e riti antichissimi legati agli albori dell’umanità, agli archetipi e ai simboli di quello che Carl Gustav Jung ha definito Inconscio collettivo (in “L’uomo e i suoi simboli”, Longanesi, 1980) .
Natale significa letteralmente “nascita”, una festa quindi di rinascita simboleggiata in tal senso dalla venuta di un fanciullo semidivino.
In termini psicologici, dunque, il Natale è simbolo di rinascita, rinnovamento e quindi cambiamento, ma anche di speranza e fiducia, fiducia che attraverso le “oscurità” della vita si rafforzi la conoscenza e consapevolezza delle proprie risorse.
Lasciamoci andare… ma sempre in linea con noi!
Il proprio concetto del Natale non deve necessariamente corrispondere con l’immagine che viene veicolata dai media. Se non si sopportano le canzoni di Natale e le cene troppo abbondanti non fa niente, non è questa la vera essenza del Natale, è solo un aspetto superficiale. Se preferisci festeggiare con il/la tuo/a fidanzato/a o con amici o da sola/o o con la “famiglia ristretta” è bene che tu lo faccia se questo ti rende felice e serena/o.
A volte la famiglia non è quella decisa geneticamente, ma quella che scegliamo nel corso della vita. In fondo il sangue ci rende parenti, ma la lealtà ci trasforma in famiglia.
Tuttavia, se si decide di passarlo in “famiglia allargata”, rendiamoci conto che l’ossessione di nostra madre rispetto a quanto mangiamo ha più a che fare con lei stessa che con noi. Come quel fratello che cerca sempre di mettersi al centro dell’attenzione e probabilmente ha solo bisogno di sapere che siamo orgogliosi di lui, perché tiene alla nostra opinione. O nostro padre per il quale non sembriamo mai abbastanza, forse cerca solo di spronarci nell’unico modo in cui sa fare, perchè così è stato cresciuto.
Insomma, lasciamoci un po’ andare durante queste feste, abbassiamo le critiche e spegniamo il volume dei conflitti, cercando di non prendere le cose troppo sul serio e cercando di non cadere in dinamiche familiari nocive, se non altro potremmo scoprire di avere un’alta soglia di tolleranza.
Non importa quanto stressanti possano essere le festività.
Il segreto è saper essere grati per quello che abbiamo o trovare qualcosa per cui esserlo anche se le cose che avremmo voluto erano diverse.
In tal caso, per rimediare, regalatevi un nuovo anno in cui dedicherete maggiore attenzione e cura a capire voi stessi così, per le prossime festività, sarete maggiormente consapevoli e pronti.

Buone feste!!
Dott.ssa Vania Munari
Psicologa