I messaggi dell’attacco di panico

Che cos’è il panico e come mai è diventato una della malattie psicosomatiche più diffuse e preoccupanti del nostro periodo storico? Le statistiche confermano che solo in Italia ne soffre due milioni e mezzo di persone. In particolare donne anche se le crisi sono in rapido aumento tra i maschi di tutte le età.

Ogni periodo storico ha le proprie patologie, che sono lo specchio della mentalità dominante in quegli anni. Nell’Ottocento c’era l’isteria ( leggi il mio articolo “Isteria una diagnosi controversa per le donne) , nel Novecento la depressione (e non ancora conclusa), nel Terzo Millennio gli attacchi di panico e forti attacchi d’ansia. Non a caso il nostro millennio è caratterizzato dal materialismo, dal risultato da raggiungere a tutti i costi, dai soldi, dalla popolarità, dal “politicamente corretto”, dal “bisogna fare così, devi fare cosà” , dal controllo a cui noi aderiamo o aspiriamo senza porci domande su ciò che veramente vogliamo , senza una riflessione critica su ciò che ci viene proposto. 

Quando c’è omologazione, quando si vive aderendo ad un modello esteriore, quando ci facciamo trasportare dalle consuetudini,  l’energia ristagna, e il panico arriva per tentare di liberarci dalle catene in cui siamo imprigionati.

Pan”: dio delle Selve e dell’Inconscio

Spesso la mitologia è di aiuto per spiegare alcune sindromi psicologiche. Anche il panico infatti trae la sua origine dal dio greco Pan, divinità della selva e della trasgressione dall’aspetto spaventoso e inquietante perchè mezzo uomo e mezzo animale. La mitologia greca narra che il dio Pan si aggirava nelle foreste, inseguiva le ninfe e attaccava all’improvviso per poi andarsene repentinamente. Le vittime colpite provavano  ansia e inquietudine per la paura di un ritorno inaspettato della belva . In realtà il dio Pan non voleva far del male, tuttavia la sua bruttezza e imprevedibilità gettava le persone nella paura.

L’attacco di panico sembra proprio un attacco del dio Pan.

La simbologia legata a Pan ha molti punti in comune con le manifestazioni dell’attacco di panico: l’imprevedibilità, la paura, l’inquietudine, l’oscurità della sua origine.

In realtà il panico è il nostro istinto, che come una  forza vuole toglierci le maschere per far uscire allo scoperto il nostro Sé senza false rappresentazioni che ci imprigionano giorno dopo giorno.

L’attacco di panico a raggi X

Secondo la medicina ufficiale (DSM5), perché si possa parlare di DAP (disturbo attacco di panico) sono necessari alcuni requisiti specifici:

  • Attacchi ricorrenti (frequenza di almeno 5-6 episodi all’anno);
  • Dopo il primo attacco si provi continua angoscia e preoccupazione che arrivi un nuovo attacco di panico. L’attesa di nuovi attacchi è un tormento per la persona che culmina nella rinuncia a vivere evitando luoghi o persone (es. non esce di casa, non va al lavoro)
La durata

La durata di un attacco di panico non supera quasi mai un’ora, in media è di 20-30 minuti anche se la percezione sembra molto più lunga e il disagio è avvertito come intollerabile.

Sintomi

Non basta un episodio isolato per diagnosticare un DAP: le crisi devono essere ripetute e, come abbiamo visto, ognuna deve essere seguita da uno stato d’ansia prolungato per il timore che l’attacco si ripeti. Inoltre il quadro sintomatologico del panico è molto complesso e vasto, ma per poter parlare di autentico DAP occorre che si presentino almeno quattro sintomi tra quelli fisici e psichici. I principali e più diffusi sono: 

palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
sudorazione;
tremori fini o a grandi scosse;dispnea o sensazione di soffocamento;
sensazione di asfissia;
dolore o fastidio al petto;
nausea o disturbi addominali;
sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento;
brividi o vampate di calore;parestesie (sensazioni di torpore o formicolio);
derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi);
paura di perdere il controllo o di “impazzire”;
paura di morire.

Lasciar parlare il panico

Nessun malessere guarisce lottandoci contro o, peggio, tentando di anestetizzarlo con i farmaci: i disagi come la paura, l’ansia, il panico ci parlano, e noi dobbiamo imparare a capirne il linguaggio, e ascoltarlo. Quando si avverte che la crisi si avvicina, l’unica cosa da fare è non opporsi, cedere, assecondare il flusso. Se il panico ci tiene in ostaggio e condiziona la nostra esistenza, una ragione c’è: per questo dobbiamo chiederci se stiamo vivendo secondo la nostra natura, se il nostro stile di vita è veramente adatto a noi, se stiamo seguendo quelle regole su cui tutte le tradizioni concordano da secoli.

Chiediti sempre se quello che stai facendo oggi
ti sta portando più vicino a dove vuoi essere domani

Cit.

Ritrovare noi stessi

Ritrovare noi stessi è la strada per uscirne. Molto spesso nella nostra vita inseguiamo modelli che non sono in armonia con la nostra natura e provocano sofferenze, che poco alla volta si trasformano in panico. Così viviamo, giorno dopo giorno, sforzandoci costantemente di aderire a qualcosa o di piacere a qualcuno che nel profondo non ci convince. Ogni volta che lo facciamo, rinunciamo all’espressione di una parte autentica di noi stessi, e apriamo così la strada alla crisi, l’unica via d’uscita per una personalità troppo a lungo repressa.
In quest’ottica, l’attacco di panico rappresenta veramente l’esistenza che non viviamo, il piacere che non riusciamo più a provare, la felicità che ci neghiamo … E’ la spinta a cambiare vita e a tornare a essere felici.

Imparare a dire “no” alle situazioni e ai ruoli che ci costringono

Spesso, parlando con i pazienti che vivono situazioni di panico emergono le tipiche fonti della costrizione: una famiglia con regole troppo rigide, un rapporto di coppia castrante, un lavoro dove non ci si esprime ma, al contrario, ci si reprime … Quando la sensazione di compressione è forte, ecco scattare la ribellione sotto forma di crisi di panico. Con la scoperta che si può dire “no”, che ci si può sottrarre a situazioni che non ci sono consone, che si possono abbandonare ruoli che ci vanno stretti inizia anche la trasformazione, e i sintomi del DAP iniziano ad attenuarsi.

Cedere al panico

Quando il panico si fa strada in noi, la via di una psicoterapia è probabilmente la strada più sicura per ridare parola alle parti negate di noi stessi. Tuttavia, non bisogna sottovalutare la capacità autocurativa che ognuno possiede dentro di sè. E in questa prospettiva possono essere molto utili esercizi che ci aiutano a riprendere contatto con le nostre emozioni o che ci fanno sperimentare sensazioni diverse, anche se per un breve istante. L’aiuto di altre persone (partner, parenti, amici, colleghi, estranei) può far comprendere alla vittima del DAP che, proprio cedendo al panico e non combattendolo come un nemico, si può sfruttarne l’energia per “cambiare pelle” e scoprire nella vita nuovi percorsi, svincolati dagli schemi e dagli obblighi che col tempo hanno imprigionato chi soffre di panico dentro una ferrea corazza costrittiva.

Riconoscere gli istinti repressi

Non a caso il mito narra che quando Pan incontra la ninfa Eco, essa gli riflette la sua stessa immagine come in uno specchio, ed egli è così in grado di vedere se stesso, e da questa presa di coscienza si genera in lui una profonda trasformazione: detta l‘albedo di Pan. Quest’esperienza di autocoscieza trasforma Pan, egli diventa bianco e si ritira in meditazione in una grotta in uno stato di beatitudine e pace.
Proprio questo intendeva C. G. Jung, quando affermava che gli dèi che abbiamo rimosso dalla nostra consapevolezza nell’inconscio, sono diventati sintomi. La forza vitale e gli istinti repressi se non li ascoltiamo e riconosciamo, diventano causa dei nostri più grandi conflitti interiori, imponendoci un eccessivo controllo sulle nostre emozioni. Quando l’energia dentro di noi erompe inaspettatamente proviamo il timore che ci possieda e non riusciamo ad abbandonarci; ci terrorizza, ma se ci arrendiamo a essa e alle sensazioni, la tensione accumulata presto si scarica e si ristabilisce l’equilibrio.

Dott.ssa Vania Munari
PSicologa

BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (2013), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5,edizione italiana a cura di massimo Biondi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Morelli R, Caprioglio V., Vincere il Panico, Mondadori, Milano, 2015.
Nardone G., La terapia degli attacchi di panico, Ponte delle Grazie, Milano, 2016.

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