
Il momento in cui cominci a capire chi sei è lo stesso in cui diventa superfluo spiegarlo a chiunque.
Rosita Mulè studia Medicina a Padova dopo essere scappata da Caserta e da un rapporto conflittuale con la madre più legata alle tradizioni del buon costume che alla realizzazione personale della figlia. Per pagarsi gli studi e l’alloggio universitario Rosita lavora in un supermercato ma il denaro guadagnato non basta mai e, inevitabilmente, lo studio ne risente e la frustrazione aumenta.
Tuttavia la vita offre sempre sorprese mai casuali. Ed è quello che capita a Rosita quando, per restituire un portafoglio dimenticato al supermercato dove lavora, incontra un anziano famoso avvocato, Ludovico Lepore, che le propone di lavorare nel proprio studio. La proposta è davvero allettante perché i ritmi di lavoro paiono perfettamente compatibili con gli studi universitari. Accettare è un’inevitabile conseguenza. Inizia così la manipolazione che l’avvocato esercita sulla giovane, volta a dimostrare l’inconsistenza della psiche femminile soggetta a volubili posizioni.
«Sa perché non sono ancora in pensione?» Scuoto la testa.
«Perché mi diverto moltissimo. Le femmine sono animali interessanti».
Femmine. Il termine mi disturba come un’unghia che gratta sulla lavagna.
L’atteggiamento rivela la misoginia che caratterizza il particolare avvocato che cela un segreto che non è, forse, riuscito a rivelare neanche a sé stesso nella sua lunga vita. In contemporanea alla storia del confronto/conflitto tra i due, si interseca una storia del passato che ha per protagonisti Ludovico e Guido, amici per la pelle, e anche di più.
Un libro che ti aspetti piacevole e interessante, che poi si rivela brutale per il modo in cui tutto si trasforma, e che ti mette in mano una verità scomoda, fatta di misoginia, di violenza psicologica e di disprezzo. Tra le pagine del romanzo si combatte un duello di potere, in cui Rosita “sembra” destinata a soccombere… “sembra“, appunto, perchè Rosita nella torbida relazione con l’avvocato Lepore prenderà consapevolezza di sè e degli altri.
«Per molto tempo non ho avuto il coraggio di farlo.
Poi mi sono detta che dovevo tentare, e alla fine ci sono riuscita. Perché sapevo che là dentro sarei morta. E io invece volevo vivere».