L’esperienza del “CLUB DELLE RAGAZZE”: il valore della sorellanza e dell’alleanza tra ragazze.

Chi l’ha detto che le ragazze non sanno fare gruppo?
In una società che punta sull’immagine e sull’apparire fomentando rivalità inutili che mettono distanza anzichè avvicinare diventa sempre più necessario creare momenti di incontro per riflettere con le giovani ragazze, future donne, sui valori importanti, sugli stereotipi e pregiudizi che in qualche modo possono influenzare le loro scelte o limitare la loro libertà.
Le ragazze in crescita sono particolarmente esposte alla precarietà del sistema che punta alla “prestazione”, alla “bellezza”, alla “spregiudicatezza” senza avere, però, la possibilità di concedersi spazi in cui “mentalizzare” le emozioni e le situazioni che vivono nella loro quotidianità.
Infatti, accanto alle problematiche tipiche dell’adolescenza che sono simili per maschi e femmine, le ragazze possono maggiormente incorrere a difficoltà peculiari il loro genere come ad esempio:
- ciclo mestruale,
- precarietà di modelli femminili cui appellarsi,
- messaggi sociali di “prestazione” legati al tema della bellezza
- “spregiudicatezza” come strada privilegiate per raggiungere i propri obiettivi
- stereotipi rispetto “cosa dovrebbe fare una ragazza” e “come dovrebbe essere una ragazza”
- modalità espressive censurate
Proprio per queste ragioni risulta essenziale la possibilità di attivare “gruppi di ragazze” con l’obiettivo di offrire un luogo accogliente in cui poter confrontarsi tra loro su tematiche e situazioni che vivono nella loro quotidianità per scoprire quale tesoro ci sia nella solidarietà femminile , nella capacità di unirsi e fare rete sostenendosi a vicenda.
Così è nato il “Club delle ragazze”: uno spazio di empowerment al femminile, affinchè ogni ragazza possa trovare il modo di essere a proprio agio nella sua femminilità, o con se stessa.
Il Club è un gruppo di inclusione per ragazze dagli 11 ai 15 anni dove ognuna può sentirsi parte integrante di un progetto che mira alla libertà individuale, dove la “sorellanza” viene praticata attraverso l’ascolto e l’accoglienza.
E cosa si fa al Club delle Ragazze?
Si lavora sull’autostima, sull’immagine di sé, sull’assertività, sull’espressione delle emozioni, sulla gestione dei conflitti: tutte abilità essenziali per incoraggiare le ragazze ad essere forti e resilienti, lontano da clichè misogini e restrittivi.
“La libertà si impara esercitandola”
Clara Campoamor
Di seguito cercherò di approfondire le tematiche maggiormente sviluppate.

➡Sorellanza
La sorellanza è un patto sociale, etico ed emotivo costruito tra ragazze. Prima di tutto è sapere che insieme si è più forti, che l’emancipazione è possibile solo creando forti alleanze, trattandosi come sorelle e non come nemiche. Troppo spesso la competizione, in ambito professionale così come nella vita privata, porta le ragazze e le donne a considerarsi rivali. A scuola come all’università e in ufficio, non è raro assistere alla nascita di antipatie più o meno velate. Di invidie, per i successi raggiunti dalla propria “nemica” e di pregiudizi di fronte alla ragazza “un pò troppo simpatica”. Questi antagonismi fanno solo male al genere femminile, rendendolo più debole.
Fu l’antropologa Marcela Lagarde ad affinare un po’ di più il concetto di sorellanza per parlare di un’amicizia tra donne che diventano complici per lavorare insieme. Un impegno per raggiungere obiettivi sentendosi libere e forti insieme.
Le ragazze, nel tempo, sono riuscite a creare un rapporto basato sul valore come gruppo, sull’empatia e sulla solidarietà che fa sentire protette quando ci si sente spaventate e comprese quando ci si sente confuse.
➡Empowerment
E’ la capacità di scegliere davvero che tipo di vita si vuole vivere e che tipo di persona si vuole essere.
Come si gestisce questa cosa? Cercando di far sì che siano in grado di prendere le loro decisioni favorendo da subito la loro autonomia: non solo per fare le cose da sole, ma anche per deciderle.
Dare potere alle ragazze significa dar loro forza, autonomia.
Insegnare loro a lottare contro la vulnerabilità imposta significa renderle capaci d vivere la vita che vorranno, di sentire e di essere ciò che sceglieranno. E comporta anche dar loro gli strumenti perché non acconsentano alla sottomissione.
➡Idea di sé
Tutte le ragazze devono essere coscienti di ciò che le rende uniche.
E’ fondamentale che comprendano che la normalità non esiste, che tutte le strade per diventare se stesse sono ugualmente valide, e che lavorino sull’autoimmagine e sull’autostima in forma molto positiva, perché il modo in cui riusciranno a darsi valore influirà su tutto il resto della loro vita.
L’autoimmagine è l’insieme di tutte quelle caratteristiche in cui ciascuna di noi si riconosce. Caratteristiche che sono le nostre abilità sociali, fisiche, la nostra capacità di fare le cose, di essere creative, i tratti della nostra personalità e i lineamenti fisici del nostro aspetto. Anche se l’impressione che abbiamo di tali caratteristiche è per forza soggettiva, bisogna cercare di approssimarsi il più possibile alla realtà e soprattutto sapere che nessuno dei nostri tratti è negativo o positivo in sé.
Una delle cose che ho notato in questi gruppi è che le ragazze tendono a svalutarsi tantissimo o a svalutare difetti che invece potrebbero essere delle virtù se canalizzate correttamente: questi comportamenti e tratti del carattere, che di solito la società considera negativi, molte volte sono opportunità perfette per distinguersi. Con ciò voglio dire che la maggioranza dei “difetti” può trasformarsi in virtù se riusciamo a lavorarci sopra nel modo giusto. Uno degli esercizi fondamentali è trasformare in positivo un’idea negativa di sé:
- “sono prepotente” →→ “ho doti di leadership”
- “Sono testona” →→“sono tenace, so lottare per ciò che voglio”
- “mi arrabbio facilmente” →→“sono capace di esprimere i miei sentimenti e non sono compiacente”
- “piango con facilità” →→“ sono sensibile”
- “sono paurosa”→→ “sono prudente”
- “sono irrequieta” →→“ho uno spirito avventuroso”
Il gruppo, in questo è molto importante perché aiuta a contenere, suggerisce e fa da specchio.
➡Autostima

L’autostima è il modo in cui diamo valore a noi stesse, indipendentemente dalla realtà. E’ intimamente legata all’autoimmagine, ma non è la stessa cosa. Eppure, se lavoriamo bene sull’autoimmagine, le nostre ragazze svilupperanno una corretta autostima indipendentemente dalle loro abilità o manchevolezze. Vale a dire che se una ragazza è consapevole delle sue abilità, conosce i suoi limiti ma sa in che modo affrontarli, avrà un’autostima elevata.
E’ importante anche che si apprezzi fisicamente.
Le ragazze devono sapere che il concetto di “bellezza assoluto”, nonostante ciò che la pubblicità, il cinema e i mezzi di comunicazione cercano di trasmetterci, non esiste. Una volta chiarito questo punto, se una ragazza non si sente a suo agio con una parte del corpo, e la cosa la fa soffrire, dobbiamo prenderla sul serio e lavorare insieme a lei perché arrivi ad accettare il suo aspetto nel miglior modo possibile. Il 92 percento delle adolescenti di tutto il mondo, comprese fra i 15 e i 17 anni, vorrebbe poter cambiare almeno un dettaglio del proprio aspetto, il più importante dei quali è il peso: che sia la conseguenza diretta delle pressioni esercitate dal sistema, che trasmette loro che devono essere perfette????
Dobbiamo assicurarci il loro benessere aiutandole a sentirsi a posto con il loro peso, altezza, viso, con quei lineamenti che le rendono diverse da tutte le altre perché sono i lineamenti che le identificano e danno loro personalità.
➡Evitare la Sindrome dell’impostore
Le ragazze devono sapere che tutto ciò che riescono a ottenere lo ottengono grazie al loro impegno e alla loro perseveranza, perchè nessuno regala niente. Molte ragazze e donne non credono di meritare i loro successi, pensano che siano dovuti a un colpo di fortuna e non a un percorso o a una capacità. A noi donne costa fatica chiedere un aumento di stipendio, porsi a capo di un progetto, essere ambiziose … Affinchè le nostre ragazze non provino mai questa sensazione, sono fondamentali le doti di leadership e la fiducia in se stesse. dobbiamo insegnare loro che il successo non è una questione di fortuna ma è legato all’impegno, alla perseveranza e a un lavoro ben fatto, ragion per cui se hanno avuto successo in qualcosa è perchè se lo sono meritato.
➡Ci sono molti modi di essere ragazze e poi donne
Quasi tutte noi siamo consapevoli del fatto che gusti e interessi non hanno genere. Ma nel mondo adolescenziale non è così scontato e spesso le critiche dei compagni/e di Scuola diventano coltelli affilati che possono inibire la propria espressione: se hai rapporti sessuali con i ragazzi sei “facile”, se non dai confidenza “te la tiri”, se vesti di nero “sei emo”, se non ascolti musica rap o trap “sei sfigata”, se non indossi vestiti firmati “sei una bambina”, se cambi vari ragazzi “sei tr…”, se porti i capelli corti “sei un maschio” … e così via fino all’infinito. Da adulte la cosa non cambia: se ti tingi i capelli di azzurro sei una moderna antisistema; se usi una borsetta di Hello Kitty a trent’anni sei infantile; se invece ne usi una di Louis Vuitton sei una fighetta; se porti i tacchi a spillo sei una schiava della moda; se sei una mamma chiocchia non hai una vita tua; se hai una vita tua non ti occupi abbastanza dei figli; se ti penti di aver avuto figli sei una brutta persona; se non te ne penti sei troppo dedita; se non hai un compagno/a in te dev’esserci qualcosa di sbagliato … e avanti.
Noi donne e ragazze veniamo giudicate ad ogni passo.
Dobbiamo capire e insegnare che si può essere ragazze e poi donne in mille modi diversi.
➡Imparare a dire no
Ogni ragazza deve sapere di poter dire “no” quando vuole e a chi vuole. “No” è una risposta lecita come qualsiasi altra.

Se non imparano a dire no, le ragazze non sapranno opporsi a qualsiasi situazione che le metta a disagio, e probabilmente la loro vita sarà molto più complicata.
Se non vogliono andare in gelateria con i genitori o mettere un determinato vestito, se non vogliono fare la Scuola che i genitori vorrebbero, è bene che lo dicano. Ma perché quel “no” funzioni, chi come noi si occupa della loro educazione deve accettarlo, almeno in alcune occasioni, perché sappiano che dire “NO” produce un risultato e anche una presa di responsabilità.
➡Imparare l’assertività
Per dire no, o per dire qualcosa che forse non piacerà al nostro interlocutore, l’assertività è fondamentale. Questa tecnica consiste nel difendere ciò che si pensa e nel comunicarlo in forma rispettosa all’interlocutore affinchè capisca la nostra argomentazione.
Con l’assertività si insegna ad essere gentili e attente alle altre persone, senza per questo rinunciare a dire ciò che si pensa.
➡Gentile, ma non sempre

Durante gli incontri del Club spesso le ragazze raccontano di situazioni vissute a Scuola specialmente di scambi con i compagni maschi. Succedono scontri, prese in giro (“hai il ciclo?”), gesti ambigui (palpeggiamenti), messaggi whatsapp spiacevoli (“Sei brutta … con te non ci starò mai”) . Le ragazze devono sapere che se qualcuno le tratta male si possono difendere, possono protestare e hanno il diritto di arrabbiarsi. La rabbia è uno stato d’animo normale, ed è bene provarlo senza vergogna. E soprattutto, quando qualcuno fa qualcosa che non è di loro gradimento, e continua dietro esplicita richiesta di non farlo, possono mettere da parte la gentilezza. Perché la loro voce deve essere ascoltata sempre, e se l’interlocutore non le ascolta, possono gridare.
➡Il dovere di essere belle
Uscire dall’obbligo della bellezza non è semplice. Il problema non è la bellezza in sè, il problema è la pressione a cui siamo sottoposte, la spinta verso l’ideale, che come tutti gli ideali rimane irraggiungibile. C’è chi se la vive bene e chi se la vive male, ma è in ogni caso qualcosa che occupa una porzione significativa del tempo e delle energie mentali di alcune ragazze. L’insicurezza sul proprio aspetto fisico può diventare un enorme problema sino a sfociare in patologie come i disturbi alimentari. Una cosa che si può fare è smettere di insegnare alle bambine o ragazze la bellezza come valore. Smettere di insistere perchè siano carine, lodarle continuamente per l’aspetto fisico, dire “Come sei brava!” piuttosto che: “Ma come sei bella!” è già qualcosa. E ancora … smetterla di darci addosso le une con le altre, criticandoci per l’aspetto fisico, per i vestiti, per le idee, per i comportamenti… Purtroppo abbiamo introiettato lo sguardo maschile e spesso siamo noi le prime a ragionare in termini di quello che piace alla società o ai ragazzi piuttosto che a noi stesse. Quindi ci giudichiamo aspramente.
Ma la cosa più importante che possiamo fare come adulti è non trasmettere l’idea che per noi la bellezza sia ciò che conta di più, e che essere magre (belle, bionde, toniche, giovani) sia fondamentale per essere felici.
La bellezza non è un dovere, il nostro corpo non è un giardino pubblico che dobbiamo tenere falciato e decorato per il godimento di tutti: il nostro corpo appartiene solo a noi.
➡Essere coraggiosa
Essere coraggiosa significa lasciare un ragazzo ai primi cenni di maltrattamento, è dire a un’amica o a un amico che la sua amicizia non ti sta più bene, è dire no quando sospetti che qualcosa non ti piaccia o non ti interessi, è lottare per raggiungere quello che vuoi.
L’educazione non dovrebbe trasmettere paure o insicurezze o peggio ancora stereotipi.
Se una ragazza, dopo le Scuole Medie, vuole frequentare un Istituto prettamente maschile deve sentirsi libera di farlo senza sentirsi minacciata dalla visione della famiglia che, preoccupati, cercano di dissuaderla dalla scelta optando per un Liceo o una Scuola mista. Se la ragazza insiste e si mostra decisa è bene lasciarla andare. La responsabilità delle sue scelte è sua e ha bisogno di confrontarsi con i suoi limiti e con le conseguenze delle decisioni che prende.

Le ragazze sono state accompagnate a riconoscere e valorizzare le differenze di genere, ad avvicinarsi ai propri desideri autentici, a capitalizzare le opportunità che il gruppo può offrire nella costruzione della propria identità personale e sociale. Le ragazze sono più pronte di quanto si pensi ad affrontare certe tematiche, sulle quali si interrogano sin da piccole e sulle quali costruiscono la propria identità.
Il Club aiuta a ragionare su certi aspetti, mettersi in discussione su certe scelte, capire certe emozioni. E’ un pò come ” cambiare gli occhiali ” con cui solitamente si guarda la quotidianità personale.
Un’ulteriore occasione di crescita per ciascuna di loro e anche per me.
Dott.ssa Vania Munari
Psicologa
👉LEGGI la mia pagina “COSA FACCIO” e rimani aggiornato guardando anche la mia pagina EVENTI.
BIBLIOGRAFIA
Maranon I., Educare al femminismo, Salani Editore, Milano, 2018.