QUANDO ANDARE DALLO/A PSICOLOGO/A

Nella vita di tutti i giorni sperimentiamo momenti di tristezza, insoddisfazione, inadeguatezza: è normale. Nella maggior parte dei casi riusciamo in ogni caso a far fronte ai momenti difficili.
Può capitare però, di provare sentimenti in cui ci si senta ingabbiati o trovarsi in situazioni nelle quali prevalgano comportamenti e pensieri automatici, negativi, capaci di interferire con la nostra serenità e di impedire alle nostre aspirazioni di vita di realizzarsi. Proprio in questi casi la figura dello psicologo può essere utile per superare l’ostacolo senza incorrere in ulteriori problemi.

Vado o non vado dallo psicologo?

Se l’auto ci lascia a piedi non esitiamo a portarla dal meccanico, a chiamare un carro attrezzi o addirittura a sbarazzarcene per una nuova. Quando si tratta di noi stessi e della nostra vita, l’idea di rivolgerci ad un professionista viene invece percepita, quasi sempre, con riluttanza o addirittura avvertita come una sconfitta personale. Un po’ perché permane l’istinto di non aprirsi e non mostrare le proprie debolezze, l’autodifesa che non consente di parlarne con uno specialista; un po’ per i falsi miti che ammantano la professione dello psicologo. Jean Piaget, uno dei più importanti studiosi di psicologia infantile nel Novecento, diceva:

“Sfortunatamente per la psicologia, tutti pensano di essere psicologi”.

Jean Piaget

Infatti non è così.

Non è una figura che sostituisce quella di un amico o di un semplice confidente, ma è un professionista, e come tale indirizza il paziente in un percorso ragionato che tocca nel profondo l’individuo. Sfogarsi con una persona a noi cara implica un coinvolgimento emotivo, mentre lo psicologo offre strumenti e strategie per imbastire un lavoro vero e proprio su noi stessi, mantenendo le giuste distanze, mentre un amico tenderà sempre a prendere le nostre parti, a giustificarci solo per consolarci e vederci felici, oppure in caso contrario a metterci in crisi in modo non sempre costruttivo, rischiando di ferirci.

Il blocco che sta alla base della scelta di andare dallo psicologo è forse da ricondursi al timore di conoscere davvero se stessi. Non è tanto il giudizio di un estraneo a rappresentare l’argine – anche perché uno psicologo non dà giudizi – piuttosto è la paura di un giudizio personale, nostro e di nessun altro, ad attivare i freni di difesa. Scoprire nuove parti di sé, non sempre positive, può apparire come un grande ostacolo che non tutti hanno la voglia di affrontare. Fare i conti con la propria vera natura può essere destabilizzante, ma il cambiamento nasce solo da lì.

Dobbiamo farci la ragione che non c’è niente di cui vergognarsi nel rivolgersi a una figura specializzata per migliorarci e liberarci da pattern psicologici ed emotivi che spesso ci impediscono di trovare una nostra serena realizzazione e di vivere in sintonia con l’ambiente che ci circonda. Dovrebbe sembrarci strano il contrario.

Come possiamo comprendere se abbiamo bisogno di uno psicologo?

Di seguito elenco alcune circostanze in cui, generalmente, ci si rivolge ad uno psicologo

  • per ritrovare serenità e felicità,
  • per favorire una crescita interiore personale,
  • per delle esigenze di comprensione e/o di orientamento,
  • per raggiungere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e delle proprie sfere vitali (familiare, sentimentale, sociale, lavorativa, scolastica),
  • per una crisi temporanea,
  • per dipanare dinamiche e difficoltà affettive, sociali, familiari, relazionali, scolastiche, lavorative,
  • per uscire da situazioni di stallo e/o blocco,
  • in caso di lutti ed eventi traumatici,
  • per liberarsi da eccesso di ansia, stress, impulsi, pensieri, paure, difficoltà, idee e sentimenti negativi (tristezza, idee fataliste sul futuro, paure irrazionali),
  • quando notiamo alterazioni del comportamento (ad esempio sbalzi costanti e ingiustificati dell’umore, alterazioni nella nostra condotta che generano problemi o isolamento ingiustificato),
  • quando un problema psicologico tende ad aumentare di intensità e frequenza, cronicizzandosi ed invadendo in modo disfunzionale tutte le varie sfere vitali,
  • per ristabilire equilibrio e giusto livello di umore e di autostima,
  • per rimodulare e migliorare il proprio carattere e la propria personalità,
  • se, a seguito di consulti medici o di altri specialisti, continuate a soffrire di “quel” disturbo
  • per uscire gradualmente da abusi e dipendenze (droghe, alcool, tabacco, cibo, sesso).

Quindi, come si può notare, non per forza la scelta di intraprendere un percorso su se stessi è collegata a un trauma da superare o a una condizione emotiva in frantumi: spesso chi va dallo psicologo lo fa per una crescita personale, per la ricerca personale e di un proprio equilibrio, decidendo di affidarsi a una persona competente.

Come lo psicologo può essere d’aiuto?

  • Sostenendo la persona attraverso il disagio interno fino alla sua attenuazione e/o scomparsa,
  • Aiutando a comprendere, riattivare e rinsaldare le proprie energie e capacità, soluzioni e motivazioni interne, permettendo in tal modo il superamento di blocchi ed ostacoli psichici,
  • Creando uno spazio diverso da quelli soliti della vita quotidiana, in cui confidarsi e confrontarsi ritrovando punti di riferimento e risposte,
  • Fornendo le necessarie informazioni in merito al problema esposto ed inviando, eventualmente, ad altro specialista.

Come si può notare non c’è la voce “lavaggio del cervello” .
L’errore di fondo è la considerazione che si ha dello psicologo, da un lato visto come una figura inutile, dall’altro come una sorta di stregone.
Lo psicologo cammina con il paziente, ma non lo porta sulle spalle e nemmeno si sostituisce a lui. Non ha la bacchetta magica, né la pretesa di prevedere il futuro e dispensare soluzioni immediate o una guarigione passiva.
Nell’ambiente della psicologia gira da tempo un paragone azzeccato: lo psicologo è come un contagocce. Il nome stesso può trarre in inganno, perché le gocce in realtà le contiamo noi, però facilita a separare una goccia dall’altra e ci aiuta a dosarle nel modo più utile possibile.

Lo studio dello psicologo è uno strumento

Un tempo si accostava la psicologia alla cura del disagio psicologico per cui andare dallo Psicologo significava essere “svitati”, “diversi”, “matti” . Oggi, fortunatamente, si è affiancata l’idea di una psicologia volta alla valorizzazione della persona e alla promozione del benessere per cui andare dallo psicologo significa prendersi cura della propria salute mentale, la quale va di pari passo con la propria salute fisica e con il benessere generale.

Se siete in una condizione di malessere psicologico, che dipenda dall’ansia o da relazioni non buone o da altro, non siete malati!
Ma da voi dipende la possibilità di fare il primo passo per ritrovare il benessere, che non vuol dire necessariamente prendere psicofarmaci o intraprendere un percorso di psicoterapia lungo 5 anni. Un primo passo potrebbe essere chiedere una consulenza, farsi indirizzare nel modo più giusto e scegliere in maniera lucida.

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